Poltrone bordeaux e metalliche gambe sottili.
L’attesa è vuota, così la sala,
i sogni e le speranze uccise,
i tavolini disadorni.
Abitanti dell’ameno nosocomio.
Anonime applique fastidiose da fissare
su colonne pallide verde limone
Finti marmorei pavimenti
Sui cartelli e nelle nostre vite:
“Accettazione”
Sono ingordo di coccole dolci…
Quelle dove mi accarezzi e ingarbugli i capelli…
Quelle dove metti l'orecchio al mio petto e dici "fa bum bum"...
Quelle dove un minimo respiro appanna i finestrini...
Quelle dove uno sguardo fa sorridere “senza motivo”
e un tocco riscalda perchè il freddo inverno è passato...
Quelle dove si ferma il tempo, o passa così in fretta che non è bastato...
Quelle dove, nel silenzio dei nostri cuori,
ci si rende conto di non essere soli,
perchè mi sei qui accanto.
La Stanza profuma di legno e carta…
Una sedia antica di pelle, usurata,
una massiccia scrivania rovinata,
graffiata,
una lampada ad olio annerita…
Pile di fogli in un angolo accatastati,
incompiuti.
Di cristallo il calamaio,
svuotato.
L’inchiostro andato…
Era solo per lei.
Rimangono poche gocce difficili da catturare…
Non ho più nulla da scrivere, o forse non voglio più farlo.
Restano storie e poesie, pensieri d’inchiostro. Ricordi.
Poso la penna sul tavolo, per qualche tempo o per sempre.
La Stanza profuma di legno e carta…
E profuma di lei.
Ci lascio l’anima,
le ultime gocce
Il mondo sembra finito,
chiuso nella valle,
murato dal bianco fumo,
imperscrutabile e soffice poesia.
Una piccola e recintata parte di universo, che è universo a sé,
condannata alla solitudine e calma...
E come le altre anime nella Valle di Nuvola eccomi in gabbia di me stesso e di un amore ucciso.
Follia delirante di un’anima perduta e ferita, di destini incrociati, di menzogne e ricatti, di detti e non fatti.
Divento pioggia e piovo giù,
dove strisciano stupefatti uomini in catene...
La Valle della Stupidità.
Ammattisco e dipingo istanze di ironia,
note fiabesche suscettibili al sole
si sciolgono come coriandoli di rugiada.
Detesto la mia personale risoluzione
che non è affatto ciò che vaneggiando avrei posto in essere, o non essere.
Ritrovo fantomatiche e solitarie follie.
Schifato soffoco conati.
Sotterro l'amore in paludi di rabbia e aspetto che degenerando cresca l'odiosa indifferenza.
Sotterro un cuore morto, spaccato, in deserti di lacrime e aspetto che la sabbia se lo inghiottisca fino al nucleo fuso.
Sotterro la bontà come ciabatte sulla spiaggia, sotterro risolutezza e neutralità perdendole negli abissi di r
Lancetta rossa si prepara a superare
la nera scattando di un altro giro
ma l'unico tempo che passa
è ciò che non passa.
Scalzo.
Con fatica mi alzo
ad un giro di boa
che non vedo.
Nuoto a cavallo d'asfalto,
respiro polvere d'amianto.
Non ho voglia di fare le scale
e mirare fulgide ipocrisie.
Mi nutro del pensiero distorto,
annuso fetore di morto.
Ed ho brama di fuggire
e scappare lontano
sull'onda del mare
o annegare.
Non fa differenza alcuna
per un uomo senza Luna.
L'ora addolorata fatta di zolfo,
misurata con strumenti a vapore.
L'ora scocca ogni minuto,
non mi rimane che la notte
trattenere il fiato.
Non ho voglia di armarmi d
L'automa discerne.
inesorabile e metallico.
Non ha debolezza
né forza.
Sceglie sulla carta,
lucidamente soppesa
pro e contro.
Senz'anima.
Tiene o accantona con criterio analitico.
Questo di qua,
quello di là,
che sia il bello non importa.
L'automa screma.
Il cuore è superfluo.
Il superfluo è inefficiente.
L'inefficiente è eliminato.
L'automa non sente,
non vuole bene
né male,
non ha paura
di annegare.
L'automa
non ha freddo
né caldo.
Calibrando tace.
Seleziona ricordi e sensazioni,
traducendoli in numeri,
archiviando o cancellando.
L'automa è infallibile?
Non